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METAFORE
NEL "DE BREVITATE VITAE" :
USO E SIGNIFICATO
Lo stile di Seneca, puntualmente supportato dalla
formazione retorica dell'autore, appare sempre perfettamente funzionale alla trattazione
filosofico-morale svolta. Metafore, similitudini
ed exempla divengono, nei suoi scritti, strumenti di particolare efficacia.
Tra questi artifici retorici sicuramente preponderante e' la metafora, che Seneca mai
utilizza come semplice e vuoto artificio retorico, bensi' come vero e proprio mezzo
espressivo. A questo fine, egli se ne serve talora "permovendis animis plerumque
et signandis rebus ac sub oculis subiciendis", "per muovere gli animi,
evidenziare i concetti e porli sotto gli occhi" (definizione della metafora in
Quintiliano, Institutio oratoria, VIII, 6,19), cioe', con una funzione illustrativa: esse
conferiscono maggiore chiarezza concettuale all' astrattezza del discorso, mediante l'
immediato richiamo ad immagini che fanno riferimento a campi piu' noti (in quest'ottica si
spiegano le metafore giuridico-finanziarie,
militari, quelle del fiume del tempo....). Spesso, invece, le
metafore vengono addirittura a sostituirsi alla rigorosa enunciazione delle idee e,
sopperendo alla poverta' lessicale della lingua latina in campo filosofico, rappresentano
cio' che sarebbe stato, in caso contrario, non rappresentabile, divenendo vero e proprio
strumento conoscitivo, come aveva affermato lo stesso
Yuri Malizia |
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