La #nuova #maturità non avrà quizzone Inglese, Invalsi e seconda prova multidisciplinare

Più peso al triennio, cambia il calcolo del voto

di Giuseppe Alberto Falci (Corriere 31/8/18)

All’avvio della stagione scolastica gli studenti che inizieranno il quinto anno delle scuole superiori si ritroveranno un nuovo esame Maturità come ridisegnato dai decreti attuativi della riforma «Buona Scuola». Diverse le novità che accompagneranno l’estate 2019 dei ragazzi dei licei e degli istituti superiori. La più significativa è rappresentata dall’abolizione della terza prova, il quizzone multidisciplinare che fin dalla sua entrata in vigore nel 1998 è stato l’incubo di milioni di studenti. La terza prova era articolata su più materie, con una durata e uno svolgimento diverso a seconda delle scuole. Lo scopo era quello di accertare le «conoscenze, competenze e capacità acquisite dal candidato, nonché le capacità di utilizzare e integrare conoscenze e competenze relative alle materie dell’ultimo anno di corso, anche ai fini di una produzione scritta, grafica o pratica». Dal prossimo esame niente più quizzone. Si ritorna al passato: due prove scritte così come era previsto prima della riforma firmata Luigi Berlinguer.

Si saprà solo a metà settembre quali saranno le modalità delle due prove scritte. La seconda prova sarà multidisciplinare — per esempio matematica e fisica allo Scientifico — in alcuni indirizzi e rimarrà come è adesso in altri. Per la prima prova ha lavorato la commissione guidata dal linguista Luca Serianni, il quale si dice convinto che al tema si potrebbe affiancare «una prova di comprensione del testo» per «verificare la capacità di comprensione anche di testi contemporanei: si potrebbe pensare a un breve riassunto, in aggiunta al tema o a delle domande a scelta», così come succede già per l’altra prova, quella di matematica.

Un’altra novità sarà l’obbligatorietà della prova Invalsi. Il test, che oltre al questionario d’italiano e matematica prevedrà anche l’inglese con tanto di certificazione del livello raggiunto, dovrà essere svolto durante il quinto anno, in un periodo compreso tra il 4 e il 30 marzo 2019. Tuttavia il voto dell’Invalsi non peserà sulla media degli studenti né sul voto d’esame.

Diventerà invece oggetto di valutazione in sede di esame l’attività di «alternanza scuola lavoro». Anche se il ministro Bussetti toglie centralità ai progetti ed è pronto a ridurne drasticamente l’impatto oltre che le ore durante l’anno.

Dal prossimo giugno sarà invece dirimente avere la sufficienza in tutte le materie. Nessuna esclusa. Solo in via eccezionale si potrà contemplare una lieve insufficienza, motivata dal consiglio di classe, e di cui si terrà conto nella tabella dei crediti.

Già, i crediti. Anche qui via libera a una modifica. Peserà maggiormente il rendimento dell’intero triennio, circa il doppio rispetto a quanto era previsto con il vecchio esame. In sostanza, fatto 100 il massimo dei voti, il numero dei crediti passerà da 25 a 40, che saranno così ripartiti: 12 per il terzo anno, 13 per il quarto e 15 per il quinto. E ancora: gli studenti non dovranno più presentarsi in sede di esame con la mappa concettuale né tantomeno con la tesina, strumenti che in questi anni sono stati entrambi utili ai ragazzi per rompere il ghiaccio con i membri della commissione.

Ma non si ferma qui la nuova maturità. Entra in campo il curriculum scolastico. In sostanza, una volta completato il ciclo di studi verrà allegato al diploma un documento che conterrà le discipline comprese nel piano di studi appena concluse, le competenze acquisite, le conoscenze e le abilità anche professionali, e infine i livelli di apprendimento conseguiti nelle prove scritte.

In questo modo gli studenti avranno in mano un vero e proprio curriculum utile ai colloqui di lavoro e anche all’accesso alle università.

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