La #stele di #Rosetta elettronica che aiuta gli specialisti

Un #software rivoluzionario potenzia l’ #analisi del #testo e apre nuovi scenari sulla #comprensione delle #lingue ignote

di Gabriele Beccaria (La Stampa 20/3/16)

Gli algoritmi del XXI secolo e di fronte un insieme di saperi che si sono sedimentati nei 20 secoli precedenti. Così Andrea Bozzi sintetizza la sfida, che Clelia Piperno descrive come una «navicella spaziale». Che, partita alla scoperta del Talmud, è diretta verso altri obiettivi futuri. Forse anche alla scoperta della lingua perduta di Gesù.

Bozzi è il responsabile scientifico del Progetto Talmud, Piperno il direttore. Hanno lavorato insieme a lungo e con loro un team di un centinaio di specialisti, dai traduttori agli informatici. Il risultato – spiegano adesso – è molto di più della traduzione in italiano degli antichi trattati contenuti nel Talmud Babilonese. «Siamo, infatti, davanti a un progetto di ricerca che ha al centro un nuovo sofware, chiamato “Traduco”», dice Bozzi, ex direttore dell’Istituto di Linguistica Computazionale «Antonio Zampolli» del Cnr. Quelli tradizionali non potevano funzionare con i termini e i contenuti di un corpus tanto labirintico. E allora i nuovi algoritmi hanno fatto la differenza. Modellati sulla linguistica e sulla filologia computazionali, hanno dato vita a uno strumento che si è rivelato «modulare, flessibile e incrementale».

Tutto questo significa molte cose: per esempio la possibilità di «creare indici di forme e lemmi che uniformano e velocizzano la traduzione». E poi la chance di riutilizzare l’applicazione per altre lingue e, ancora, quella di «agganciare altri moduli»: dai commenti alle immagini. Un work in progress, che «mette a disposizione degli studiosi una serie di potenzialità per indagini altrimenti impossibili».

«Già oggi, d’altra parte, è possibile inserire commenti a lemmi attestati in contesti specifici, soprattutto nei casi in cui compare una terminologia tecnica, dalla medicina alla farmacopea, fino alla giustizia. È una funzione – aggiunge Bozzi – che può essere espansa e codificata: così, in momenti successivi, arriveremo anche a tecniche di organizzazione semantica dei dati». Risultato: trasformare in realtà il sogno di esplorazioni concettuali. Esempio: «Sarà più facile individuare e confrontare i passi che trattano la cura di una determinata malattia, anche se le parole nei singoli contesti non sono le stesse».

Intanto, mentre procedeva la traduzione, si è accumulato un prezioso database, capace di consigliare gli specialisti. Ogni volta il sistema prevedeva diverse ipotesi di traduzione, con livelli crescenti di accuratezza, da zero a cinque stelle. Gli algoritmi che alimentano la «macchina» spalancano quindi scenari sempre più sofisticati, fino a forme di Intelligenza Artificiale per ricerche che vengono definite «navigazioni ontologiche».

Le navigazioni – sottolinea Piperno – riserveranno molte sorprese. Come quelle che scaturiranno dal software: simile a un’«opera aperta», potrebbe diventare uno strumento ideale per aiutare chi aggredisce i misteri di tante lingue antiche. Dall’etrusco a quella degli esseni. «È noto che Gesù apparteneva a questa setta, ma non sappiamo se l’esseno fosse un idioma vero e proprio o una forma di comunicazione criptica, per pochi eletti». Di certo, «Traduco» si trasforma in una nuova Stele di Rosetta digitale, l’equivalente della serie di iscrizioni che guidò Champollion nella decifrazione dei geroglifici. «Oggi Google non riesce a leggere le epigrafi latine, perché i suoi algoritmi non distinguono la u dalla v. Presto, invece, potremo leggerle in tempo reale: con l’app dello smartphone».

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