Le polemiche coi #pagani

I #cristiani sono tutti cannibali

di Armando Torno (Il Sole Domenica 12/6/16)

 Negli Atti degli Apostoli (18, 13-16) è riportata una scena che si svolse a Corinto, dinanzi al proconsole Gallione. Al magistrato fu chiesto di giudicare un contenzioso tra Paolo e i suoi avversari giudei, i quali lo accusavano di indurre «la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge». La risposta che egli diede fu semplice e rivela l’opinione del mondo pagano sulle discussioni con «i fratelli maggiori» che in quei primi momenti erano numerose: «Se si trattasse di un delitto o di un’azione malvagia, o giudei, io vi ascolterei, come di ragione. Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende». Il testo aggiunge che «li fece cacciare dal tribunale».

Giancarlo Rinaldi inizia con questa pagina il suo saggio dal titolo Pagani e cristiani e ricorda che proprio il mondo a cui apparteneva Gallione sarà ben informato degli interrogativi posti da Paolo e «fu sempre chiara la stretta affinità tra le due fedi», o meglio il fatto che «la religione predicata da Gesù e tramandata dai suoi seguaci era una proiezione del giudaismo». Il popolo non coglieva tale aspetto e alcune dicerie descrivevano i cristiani «cannibali, incestuosi, causa di calamità naturali»; al contrario diversi intellettuali, «come ad esempio Celso Porfirio e Giuliano”, ci sorprendono per la loro acutezza. Tre autori, questi ricordati da Rinaldi, che hanno lasciato altrettante opere contro il cristianesimo. Le quali non ci sono pervenute integralmente e bisogna ricavarle dalla letteratura patristica che le aveva confutate e, così facendo, ne conservò delle parti. Le questioni affrontate nel saggio riguardano i conflitti tra paganesimo e la nuova religione nei primi quattro secoli. Non è una storia semplice, anche se in molti casi è stata banalizzata da certa manualistica, e appartiene alle radici della civiltà occidentale. Aggiungiamo che nel Novecento ci sono stati libri importanti sull’argomento, per esempio La Réaction païenne di Pierre De Labriolle o gli studi di Wilhelm Nestle (del 1941-2), dedicati alle principali obiezioni del pensiero antico al cristianesimo, e tradotti in italiano nella sua Storia delle religiosità greca, uscita nel 1973 per la compianta editrice La Nuova Italia. Sono però state opere che approfondivano l’argomento da un certo punto di vista: prevalentemente filologico De Labriolle, attento in particolare alla filosofia quello di Nestle. Negli ultimi decenni ha guadagnato spazio una diversa metodologia e «i profili, i contenuti e i modi del conflitto sono stati rievocati inquadrandoli nel più ampio contesto della storia politica e sociale di quei secoli». Senza contare l’integrazione delle fonti documentarie, dai resti archeologici a iscrizioni, papiri, monete. Nel 2012 è stato tradotto da Paideia un libro come quello di Pierre Chuvin, Cronaca degli ultimi pagani, che ebbe una terza edizione rivista e corretta nel 2009 per la prestigiosa editrice francese Les Belles Lettres. Rinaldi è in tale ambito e il suo saggio si può considerare quanto di più aggiornato e completo ci sia oggi sull’argomento in Italia.

Egli esamina non soltanto le figure significative della “reazione pagana”, ma offre un’analisi trasversale occupandosi dei “giudei nell’opinione pubblica” o di quanto fece il Senato di Roma dinanzi al cristianesimo; si sofferma inoltre sulle critiche mosse dai gentili alla Cena del Signore o al battesimo o alle reliquie. Anche le grandi figure della nuova fede sono oggetto di critica: non sfuggono Paolo, Maria, né l’evangelista Giovanni; anzi il filosofo Amelio dichiarò del celebre Prologo di essere disposto ad accettarlo purché si intendesse il Logos come Anima del mondo, di cui parla Platone nel Timeo. Nemmeno Pietro fu risparmiato, sia per il rinnegamento, sia per il primato a lui concesso, sia per episodi come quello di Anania e Saffira. Si narra nei primi undici versetti del V capitolo degli Atti che questi due cristiani, dopo aver venduto una loro proprietà, non deposero l’intera somma «ai piedi degli apostoli» e ne tennero una parte per sé. Pietro li redarguì ed essi morirono stecchiti. L’episodio si trova con un’interpretazione pagana in Macario di Magnesia. Sarà poi ripreso da Voltaire – gli illuministi lessero attentamente i testi anticristiani – che aggiungerà nel Dizionario filosofico una specie di fervorino a Pietro, capace di «ammazzare due poveri cristiani che gli fanno l’elemosina» e «lasciar vivere quelli che hanno crocefisso il suo Signore». I gesuiti, però, gli risposero. E dissero tra l’altro che Voltaire era una bestia.

Giancarlo Rinaldi, Pagani e cristiani.La storia di un conflitto (secoli I-IV) , Carocci, Roma, pagg. 492, € 39

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