Non lasciate l’ #ortografia ai #correttori

Telefonini

Soprattutto tra i giovani l’ortografia sul digitale non rappresenta una preoccupazione

di Paolo Di Stefano (Corriere 15/1/19)

Sull’ultimo numero della «Lettura», il linguista Giuseppe Antonelli discute dell’annosa questione dell’accento (o no) sul «sé» di «se stesso», passando in rassegna le opinioni dei grammatici e i controversi usi: Manzoni scriveva «sé stesso», mentre Leopardi prediligeva la grafia senza accento, come imponevano i severi manuali ottocenteschi. Oggi ci si orienta verso la forma accentata e i correttori digitali si adeguano. «Qualcuno, — conclude Antonelli — finalmente, ha corretto i correttori: ognuno, adesso, può serenamente accettare sé stesso».

Anche il correttore automatico si è evoluto ed è diventato più còlto. C’era un tempo in cui correggeva Pasolini in «pisolini», Gadda in «gatta» e Vittorini in «vittoriani». In un articolo del 2000, un altro linguista, Matteo Motolese, diede conto sul «Sole 24 ore» dei curiosi commenti del software Word 7.0 a proposito dei testi di tanti Venerati Maestri, da Sciascia a Eco: per esempio, sconsigliava «fortemente» l’uso di «realizzare» nel senso di capire e censurava come «parola logora» l’aggettivo «macroscopico».

Questione di gusto o di opinione verrebbe da dire, se non si trattasse dell’«opinione» o del «gusto» di una macchina. Del resto, il «conclude» che ho scritto alla fine del primo paragrafo viene emendato anche dal mio Guardiano automatico, che preferirebbe forme «più semplici e comuni» come «finisce» o «termina». Ma mi suggerisce anche di mettere una virgola dopo il «preferirebbe» della frase precedente e di evitare il «Ma» all’inizio della frase. Vecchia regola che impediva di iniziare una frase con la congiunzione. Il che segnala che il mio programma di videoscrittura non è aggiornatissimo. D’altro canto neanche il francesismo «saltare agli occhi» era ammesso dalle vecchie generazioni di Word. E oggi, come avverte Luca Serianni, il correttore automatico si preoccupa (giustamente?) di sottolineare in rosso l’assenza della «i» nella prima persona plurale dei verbi con nasale palatale («gn»), nei casi «bagnamo» o «sognamo» ormai alquanto diffusi.

Si sarà anche evoluto il gentile signor e-Correttore ortografico o stilistico ma non c’è comunque da fidarsi troppo (mi segnala, per esempio, che il troncamento di «signor» non è accettabile) e sarebbe sempre bene, per sicurezza, rileggere il testo corretto dal Correttore per ricorreggerlo se necessario. Tanto più che gli è impossibile cogliere quello che il saggista-enigmista Stefano Bartezzaghi definisce il perfido «refuso creativo»: tipo le «alici dissolute» o lo zar Alessandro II che «orinava» lo champagne. Resta il fatto che bisogna distinguere tra i vari dispositivi: i telefonini tendono ad essere più «interventisti», avverte Antonelli. A volte procurano strafalcioni irripetibili e purtroppo ripetuti. Provate a digitare distrattamente «ce n’è» in un messaggino e non di rado si paleseranno (magari a cose fatte) obbrobri vergognosi come «c’è ne» o «c’è n’è». Mai essere distratti, è il consiglio.

Il senatore dei linguisti Francesco Sabatini vede giustamente nel correttore automatico un pericolo conoscitivo: «Rischia di disattivare l’attenzione e il controllo personale sull’ortografia: le correzioni bisognerebbe saperle fare da soli. I neurologi avvertono che le competenze devono prima essere interiorizzate e poi possono eventualmente essere delegate a una macchina. Per questo è necessario innanzitutto esercitare la scrittura a mano». Attivare il correttore manuale.

Sacrosanto. Ma se un dodicenne vi concede il privilegio di accedere al suo WhatsApp, troverete messaggi confidenziali con accenti messi a capocchia su «sé» ed «è» congiunzioni e su forme verbali come «sò», «fà», «và», ma anche hacca improprie («dai genitori hai figli»), e viceversa un risparmio insensato di apostrofi e di accenti («ce ginnastica»). In tutta evidenza, per molti preadolescenti l’ortografia, nello spazio digitale, non è una preoccupazione. Dunque, al diavolo il signor e-Correttore. Lo sarà mai su un foglio di carta?

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