Gli #Egizi pesavano le #anime. E dialogavano con gli #dei

di Antonio Carioti (Corriere 12/1/17)

Le società antiche erano impregnate di senso del sacro. I loro riti quotidiani si configuravano come «il segno di riconoscimento del divino», erano il richiamo costante a una dimensione che accompagnava le popolazioni in tutte le fasi più importanti dell’esistenza. Inoltre i loro governanti si ponevano spesso come mediatori tra il mondo degli dèi e quello degli uomini. E questo è vero in particolare per la civiltà fiorita sulle rive del Nilo a partire dal terzo millennio prima della nascita di Cristo.

Tale fenomeno è infatti al centro del libro degli studiosi francesi Dimitri Meeks e Christine Favard-Meeks La vita quotidiana degli Egizi e dei loro dèi , disponibile attualmente in edicola con il «Corriere della Sera» al prezzo di e 8,90 più il costo del quotidiano. Si tratta della terza uscita della collana Biblioteca della storia. Vite quotidiane , edita in collaborazione con la Bur, che offre ai lettori opere incentrate sui costumi, le abitudini, i rapporti tra i sessi, l’immaginario collettivo, le attività produttive e ricreative in diverse fasi dell’avventura umana.

Il saggio di Meeks e Favard-Meeks si distingue proprio per il nesso strettissimo che mette in luce tra il popolo egizio e le sue divinità, un legame cementato da un’ampia letteratura. I racconti mitologici e le fiabe, osservano i due studiosi, «si prestavano a essere diffusi anche fuori dai circoli ristretti dei sacerdoti, fra le classi colte ma anche, in forma orale, negli strati popolari. Attraverso il racconto mitologico o lo scritto di carattere magico i miti si liberano della loro aura per assumere l’aspetto della banalità quotidiana. Lo stesso statuto della scrittura permetteva la trasposizione del sacro nel profano in un processo che poteva anche spingersi fino al gioco intellettuale».

Interessante a questo proposito l’esempio portato da Meeks e Favard-Meeks, quello di uno scriba che si divertì «a descrivere la scena della pesatura dell’anima di un morto». Episodio davvero emblematico di una civiltà nella quale la cultura materiale e la religiosità s’intersecavano di continuo, tant’è vero che alle divinità stesse veniva attribuito un corpo fisico, che poteva «essere mutilato e sanguinare», anche se dotato della «capacità di superare le più gravi lesioni». Del resto «bere e mangiare costituiva una delle attività favorite degli dèi» perlomeno «quando si trovavano in situazioni più tranquille».

Lo stesso intreccio tra realtà e leggenda, tra sacro e profano, sia pure in un’epoca di gran lunga posteriore, si riscontra nella prossima uscita della serie: La vita quotidiana ai tempi dei cavalieri della Tavola rotonda di Michel Pastoureau, che sarà in edicola da giovedì 18 gennaio. Dopo Iside e Osiride, toccherà a re Artù, alla sua consorte Ginevra e al prode Lancillotto.

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