#Grecia antica

Nei #templi «visioni ispirate» per #guarire

di Silvia Turin (Corriere Salute 3/4/16)

Nell’antichità i Greci conoscevano bene il legame tra fisiologia e sogno e tra i modi per curarsi annoveravano anche il sogno incubatorio : una visione notturna auto-provocata che si verificava dormendo nel tempio di una divinità, così da ottenere una visione onirica di guarigione, se non la guarigione stessa. Asclepio, il dio della medicina, era foriero dei sogni diagnostici e di cura. A questa pratica, comune a tutte le culture antiche, ma diffusasi in Grecia a partire dal V secolo a. C, erano dedicati alcuni santuari, il maggiore dei quali era Epidauro. I pellegrini si accostavano alla notte fatidica (quella in cui potevano dormire nel tempio) in condizione di forte pressione psicologica, dopo un rituale che poteva durare diversi giorni e comprendeva atti purificatori, sacrifici, divieti alimentari, così che il supplice si avviava alla visione onirica intimamente determinato a riceverla. Le «Cronache di Epidauro» raccolgono le storie incise sulle tavolette votive, che rappresentavano la parte del corpo sanata (piedi, gambe, braccia, occhi…) e raccontavano l’avvenuta guarigione: uno aveva sognato che le sue dita anchilosate fossero distese dal dio, un altro infestato dai parassiti che Asclepio lo avesse ripulito con una scopa. Molti casi che nell’antichità apparivano irrisolvibili non erano poi così gravi e un evento come l’apparizione del dio poteva essere risolutivo. «Filiali» del tempio di Epidauro sorsero poi in varie parti del mondo ellenistico.

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