La storia di un mimo che arrivò a cento anni e ancora arzillo continuava a esibirsi per il piacere dei cittadini dell’Impero Romano.

«D.M. | POSITUS EST HIC LEBURNA | MAGISTER MIMARIORUM, | QUI VIXIT ANNOS PLUS | MINUS CENTUM; | ALIQUOTIES MORTUUS | SUM, SET SIC NUNQUAM. | OPTO VOS AD SUPEROS BENE | [VA]LERAE.»

Ai Dei Mani. Qui è sepolto Leburna, maestro di recitazione, che visse più o meno cent’anni. Sono morto tante volte! Ma così, mai. A voi lassù auguro buona salute.

Traduzione da “Iscrizioni funerarie sortilegi e pronostici di Roma antica” a cura di Lidia Storoni Mazzolani edito da Einaudi

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«Ai Dei Mani. Qui è sepolto Leburna, maestro di recitazione, che visse più o meno cent’anni. Sono morto tante volte! Ma così, mai. A voi lassù auguro buona salute.»

IL MIMO CHE VISSE MILLE ANNI!

La speranza di vita di un antico romano era di circa trenta anni, ma qualcuno arrivò a superare i cento anni di vita.

Questa epigrafe funeraria fu ritrovata precedentemente nel 1843 a Sisak in Croazia e attualmente è conservata al Museo nazionale ungherese.

Tra il primo secolo e il quarto secolo d.C. Sisak – Siscia fu un’importante città della Pannonia romana con addirittura una zecca che battette moneta tra il 262 e il 383 d.C.

Leburna fu il capo di una compagnia di mimi itinerante e molto probabilmente continuò a esibirsi in tarda età. Il mimo e la pantomima erano le rappresentazioni sceniche maggiormente diffuse durante il Tardo Impero tanto che avevano cacciato dai teatri le tragedie e le commedie.

La traduzione dell’epigrafe è tratta da “Iscrizioni funerarie sortilegi e pronostici di Roma antica” a cura di di Lidia Storoni Mazzolani edito da Einaudi.

L’immagine invece è tratta dal secondo volume delle Inscriptiones Latinae Selectae.

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