L’era dell’uomo #cyborg

MASSIMO GAGGI (Corriere della Sera, 29/3/17)

Fondere le capacità intellettuali dell’uomo con l’intelligenza artificiale delle macchine per evitare che quest’ultima, in rapidissima evoluzione, prenda il sopravvento sull’umanità. È dal 2014 che Elon Musk, insieme ad altri scienziati e pionieri della tecnologia, da Stephen Hawking a Bill Gates, parla dei rischi insiti in un progresso incontrollato dell’intelligenza artificiale e ipotizza l’avvento di una nuova tecnologia capace di collegare direttamente il cervello al computer senza di mezzo tastiere o comandi dati a voce.

Con Musk – uomo d’affari che produce auto elettriche, pannelli solari, missili e navi spaziali, ma anche visionario che vuole costruire una colonia umana su Marte in vista dell’abbandono di una Terra sempre più invivibile – non sai mai dove porre il confine tra realtà e previsioni da futurologo. Ma nessuno lo prende più sottogamba da quando, lasciando a bocca aperta tutti gli scettici, è riuscito a lanciare una produzione di massa di vetture elettriche di elevate prestazioni mentre la sua SpaceX dispone ormai di vari tipi di missili e capsule spaziali che da tempo fanno la spola con la stazione orbitante; presto trasporteranno anche astronauti, mettendo fine al monopolio delle Soyuz russe.

Non va, quindi, sottovalutata l’intenzione di Elon Musk di dare all’essere umano la possibilità di diventare «cyborg» integrandosi con l’intelligenza artificiale delle macchine anche perché l’imprenditore sudafricano trapiantato nella Silicon Valley che ha ispirato la figura di Iron Man nei film interpretati da Robert Downey Jr. ha lanciato una compagnia, Neuralink, dedicata proprio alla tecnologia delle connessioni computer-cervello attraverso «neural laces»: microscopici lacci neurali che possono essere iniettati nel cervello o nella corteccia cerebrale con una siringa e che poi si aprono in un ventaglio di filamenti dotati di nanosensori.

I primi esperimenti all’intersezione tra nanotecnologie, biologia ed elettronica sono di un paio d’anni fa. Fin qui (ne ha parlato di recente la Lettura del Corriere ) quello dell’integrazione uomo-computer soprattutto attraverso il pensiero è stato un campo affascinante ma con scarsi riscontri pratici: l’unica connessione che controlliamo bene è quella delle onde elettriche emesse dal cervello. I tentativi di andare oltre sono complessi e i progressi lenti (per ora i lacci neurali sono stati sperimentati solo sui topi), ma l’interesse è enorme: c’è anche quello del Pentagono (l’Air Force Usa ha lanciato il suo «Cyborgcell program») mentre società come Fidelity Biosciences, un’impresa di «venture capital», puntano sulla cura delle malattie neurodegenerative come il Parkinson.

Musk non ha fatto ancora alcun annuncio, anzi non conferma nemmeno che Neuralink sia sua. Ma Max Hodak, uno dei suoi fondatori, ha detto al Wall Street Journal che Musk è con loro e del resto il fondatore di Tesla e SpaceX ha parlato più volte della necessità di nuove soluzioni tecnologiche per evitare che l’uomo divenga prigioniero dell’intelligenza artificiale che ha creato. Ipotizzando la creazione di «un’interfaccia diretta impiantata nella corteccia cerebrale», per aumentare le capacità intellettive dell’uomo e tenere testa alle macchine. Neuralink è stata registrata in California otto mesi fa come società di ricerca medica e da allora ha assunto scienziati del controllo mentale dei movimenti ed esperti di elettrodi.

Lo stesso Musk parla spesso di progressi nel campo dei lacci neurali e a gennaio ha detto che un annuncio era imminente. Nulla di tutto questo si concretizzerà nell’arco di pochi anni, ma si sta aprendo un orizzonte nuovo: «L’evoluzione dall’uomo di Neanderthal a quello di oggi è nulla rispetto a quello che vedremo nei prossimi due o tre secoli grazie a bioingegneria, capacità delle macchine di autoapprendere e intelligenza artificiale» sostiene lo storico israeliano Yuval Harari nel suo ultimo saggio, Homo Deus. Un uomo che, più che dio, diventa «cyborg» per non finir schiavo delle macchine.

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