Oggi #bluemonday

Ieri Carmentalia.

Cosa sono i Carmentalia? Era una festività romana che si celebrava in due distinti giorni: l’undici gennaio e il quindici gennaio. Era celebrata Carmenta, una divinità latina arcaica protettrice delle partorienti.

Originally shared by Giovanni Liberti

#Storia #Storiaromana #15gennaio

Oggi tutti con il #bluemonday , il giorno più triste dell’anno secondo gli anglosassoni.

Però…

Il quindici gennaio i Romani festeggiavano i #Carmentalia

Carmenta è una divinità latina arcaica, protettrice delle partorienti. Divinità identificata con una ninfa, moglie o figlia di Evandro/Pan; oppure con una profetessa di Apollo, che invasata dal dio recitava versi profetici; o addirittura identificata come un aspetto di una delle Parche.

I Carmentalia si tenevano l’undici gennaio e il quindici gennaio nel tempio della Concordia, nell’angolo nord-occidentale del Foro. Un giorno si offrivano sacrifici alla dea per invocare la protezione a chi partoriva un maschio, l’altro sacrifici per proteggere chi partoriva una femmina.

Ovidio nei suoi Fasti spiega l’origine del secondo giorno di festa. Le matrone romane abortivano volontariamente per protestare contro una nuova legge (forse la Lex Oppia) che revocava il loro privilegio di poter usare i “carpenta”, carri a due ruote. La riappacificazione tra le donne e il Senato portò non solo al ripristino del privilegio, ma anche all’aggiunta del secondo giorno dei Carmentalia.

Ovidio, ma anche Varrone (attraverso un frammento citato da Aulo Gellio) e Servio illustrano che nelle cerimonie dei Carmentalia non era evocata solo Carmenta, ma anche altre due divinità sorelle o aspetti della stessa divinità: Carmenta Porrima e Carmenta Postverta, divinità legate rispettivamente al parto podalico e al parto normale.

I versi di Ovidio

(Ovidio, Fasti, I, 617-636. Edizione #UTET a cura di Fabio Stok)

«15 gennaio.

Quando il Titano (Iperione, il sole) avrà visto il terzo giorno dopo le Idi, verranno rinnovate le cerimonie in onore della dea Parrasia. Un tempo, infatti, le matrone di Ausonia, disponevano di cocchi il cui nome deriva anch’esso, credo, da quello della madre di Evandro. Questo privilegio venne poi abolito, e le matrone tutte decisero allora, non facendo più figli, di non dare più discendenti ai loro ingrati mariti. Le sconsiderate, per non partorire, si colpivano di nascosto per espellere dal ventre il feto che stava crescendo. I senatori, si racconta, redarguirono le proprie mogli, ree di un gesto tanto crudele, ma ripristinarono il privilegio soppresso. E decisero anche che le cerimonie in onore della madre Tegea diventassero due: l’una per la nascita dei bambini e l’altra per quella delle bambine. In questo tempio non è consentito introdurre oggetti di cuoio, affinché il sacro fuoco non venga violato dalla presenza di corpi morti. Se sei fra coloro che apprezzano i riti antichi, sta accanto a quello che prega, sentirai dei nomi che non avevi mai sentito: si placano Porrima e Postverta, che sono tue sorelle, dea del Menalo, ovvero tue compagne di fuga. Si ritiene che la prima cantasse ciò che era avvenuto in passato, la seconda ciò che sarebbe avvenuto in futuro»

Foto presa da http://www.termeditito.it/portale/carmenta-ninfa-degli-incantesimi/

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