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La scienza

Un difetto raro e grave che colpisce le gambe

di Luigi Ripamonti (Corriere La Lettura 1/7/18)

Le sirene esistono anche nella realtà. Ma di solito per pochissimo tempo. Per loro la luce, nei rarissimi casi in cui la vedono, si spegne molto rapidamente. I bambini-sirena sono quelli affetti da una rara malformazione congenita, definita sirenomelia, proprio perché caratterizzata sostanzialmente dalla fusione degli arti inferiori, il che richiama ovviamente le leggendarie creature marine. Di sirenomelia esistono diverse varianti, fra cui la sinpode (presenza di due piedi), la monopode (un piede solo) o la ectromelica (assenza di entrambi i piedi). In realtà, però, la condizione è molto più complessa di quanto possa apparire da una descrizione sommaria con riferimenti mitologici e ha drammatiche declinazioni, che comprendono menomazioni di vario tipo, in particolare a carico dell’apparato genitale e urinario. Tanto che talvolta, come è accaduto nell’ultimo caso che ha avuto eco nelle cronache, quello di un bambino nato nel 2017 in India, non è stato neppure possibile stabilire il sesso del piccolo, che è deceduto poche ore dopo la nascita. Nella maggior parte dei casi la sirenomelia provoca peraltro la morte prima della nascita o nel giro di pochi giorni al massimo. Il caso di sopravvivenza più lungo sembra essere stato quello di Tiffany Yorks, una ragazza statunitense che è vissuta fino a 27 anni. Altri casi noti sono quelli di Shiloh Pepin e di Milagros Cerrón. La prima, anch’essa americana, è vissuta fino ai dieci anni; la seconda, peruviana, fino ai cinque.

Non si conoscono le cause che provocano la sirenomelia. È stato ipotizzato che il problema abbia origine da una formazione anomala dei vasi che irrorano la parte inferiore dell’organismo.

La sindrome della sirena si verifica in media in un caso su centomila nascite, ed è poco meno frequente della condizione più famosa dei gemelli siamesi, che è conseguenza di una tardiva divisione dell’embrione.

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