RIFLESSIONI SULLA NUOVA SECONDA PROVA DI MATURITA’ PER IL POPOLO DEL LICEO CLASSICO.

Finalmente è arrivato il Grande Giorno: sono “uscite le materie” Espressione dozzinale e volgare che andrebbe evitata. Non capisco tutta quest’ansia, che risponde in realtà allo stile attuale dei network: quando avevo 19 anni (tanto…tanto tempo fa…) pensavo: “cos’è tutta ‘sta curiosità? se uno ha studiato per cInque anni cose preziose come latino e greco sul serio, qualcosa ci farà; qualcosa di bello, e qualche punto in più o in meno non sarà un problema…”.

La seconda prova non è malaccio: niente di speciale, molti professori tra cui il sottoscritto usavano già queste impostazioni, magari assegnate per casa, magari senza voto, per intavolare una visione di certi testi o periodi o fenomeni (magari non solo latini e greci, ma dell’UOMO…). Questo tipo di prova può essere utile soprattutto nella direzione dell’onestà e della verità a due categorie di studenti del classico:

quelli veramente appassionati e meritevoli, che vogliano “fare la differenza” nel momento della gara serena (perché le cose migliori al mondo, come le panelleniche, le gare tragiche, le relazioni epistolari su tema nel medioevo, le sfide fra latinisti e volgaristi nel ‘400, o se vogliamo le gare degli architetti fiorentini per fare la cupola di Santa Maria del Fiore; nascono dalle gare oneste e serene, non dall’intenzione di prendere un “quorum” alto da presentare alla nonna e all”ammissione universitaria…);

quelli che, per loro scelta, non sono grandi latinisti e grecisti, ma se la cavano e son contenti così (magari lo fanno a favore di altri interessi comunque belli e culturali) e sono in grado di mostrare le loro mature capacità acquisite.

Chi tenta il “colpaccio alto” per il voto, o di sfangarsi una sufficienza, auguriamoci che non trovi quello che succede da circa trent’anni per QUALSIASI tipologia di esame: mezzi pre-cotti onesti e disonesti, griglie preparate dalla scuola per garantire non troppi voti bassi (se no con la pubblicità poi come si fa?); studio a schede di autori (persone umane) e fenomeni antropologici da incollare nel punto giusto al momento giusto. Auguriamoci non succeda. Auguriamoci che il mondo adulto, almeno per una scuola seria come è il classico, svesta il suo infantilismo e i suoi limiti, e che i ragazzi disonesti si vergognino un poco guardando a buoni esempi…

L’inizio era stato buono: semplice e esplicito. Apprezzai: guardai gli esempi MIUR sotto Natale e mi misi lì, in vacanza, con divertimento ed entusiasmo, guardando come sempre il grande sito di testi originali Perseus, rovistando nella memoria delle cose che ho avuto la fortuna e il privilegio di studiare e insegnare, a inventare cinque saggi per le mie tre classi. Credo sian venute fuori cose belline. La parte in cui ho dato “meno retta” agli esempi ministeriali è stata quella di analisi stilistica: sono cose che appartengono a UN versante di cultura europea che solo in certi casi corrisponde all’apporto della cultura greca e latina sul mondo: spesso è fatto a uso e consumo di ricercatori universitari e di libri dell’editoria scolastica.

,,,Sì! Ho scritto SAGGI: denominazione realistica e scientifica. Più di verifiche: una forzatura che mette l’azione cervello-sentimenti-studio-mano-penna-voce dentro a una programmazione che è sempre teorica e autolaudativa: è lo stesso errore dell’Edipo di Sofocle (che è diverso dai mille altri “Edipi” dei secoli prima e dopo): Edipo era una brava persona, un vero governante sincero e onesto; come si vede dal lessico di Sofocle, era fissato con la legge, la razionalità, le verifiche e la programmazione. MAL GLIENE INCOLSE. Non tanto per la sua vita, per la quale proviammo sincera solidarietà: per la sua scommessa politica e intellettuale (a tale proposito si veda – scusate la presunzione – il mio “Edipo e il fallimento della logica” su LARES del 2000, e ovviamente le belle analisi di Di Benedetto per i marxiani e di Matte Blanco – Guido Paduano per gli studi sull’autoidentità di noi uomini).

Va bé, comunque il modello mi piace e voglio lavorarci sopra, come ho già iniziato a fare. … ED ECCOLI QUA: promesse di SIMULAZIONI NAZIONALI che spezzeranno il lavoro, come già fanno l’INVALSI, l’ASL, le fiere della creatività inventate dai presidi e dai loro seguiti… pur di non lavorare: INSIEME ai propri studenti. Poi magari la prova a giugno sarà totalmente diversa (come è giusto) e quella UNICA simulazione (visto che d’ora in poi gli insegnanti non-mentecatti faranno QUALSIASI saggio della tipologia prevista, non solo il quinto anno, ma in tutte le loro classi) a cosa sarà servita se non a disturbare una … programmazione di lavoro?! E poi arriva il meglio: lo aspettavo: promessa di aggiornamenti, incontri promossi dall’Amministrazione. E’ appena il caso di ricordare che la autonomia didattica e la libertà culturale nella nostra Costituzione non è presentata solo come una GARANZIA (questo è il caso della “protezione” dei tecnici rispetto ai ministri e ai parlamentari, qualunque sia la loro “forza”) ma come un auspicio e un dovere dello stato nei confronti del lavoratore intellettuale. Saranno cose, per l’ennesima volta, fatte per poter dire: le abbiamo fatte, e voi siete TENUTI a farle come diciamo NOI. E toglieranno quella piccola, gustosissima parte di imprevisto che fa parte per i prof. e i ragazzi intelligenti, della vita. Imprevisto che comunque rimarrà, con tutta la compagnia cantante degli insulsi “totoesame” dei giornali e degli ometti e delle donnette in giro nei negozi…

Penso che se qualcuno che conta mi leggerà, potrebbe dire: “ti stai difendendo perché sei autoreferenziale e NON NE HAI VOGLIA. Di fronte a tale possibile obiezione c’è un’unica risposta SENSATA : E’ VERO. E’ vero: il professore non ne ha (più) voglia: non ha voglia di prendere il treno a spese proprie per sentire dei discorsi; non ha voglia di spendere la prima parte degli incontri nelle firme con code lunghissime; non ha voglia di spendere un’altra parte in “la parola ora per i saluti al dottor…, …”; non ha voglia di ascoltare il cappello teorico che riguarderà tutte le scuole e tutte le discipline (non per disprezzo di esse: per il contrario: perché sono SICURO che i colleghi sanno cosa devono fare, ciascuno nel suo campo, per fare bene).

Il profe ha voglia di altre cose: leggere romanzi (“Sa’ -mi diceva il mio relatore all’università, di cui non faccio il nome ma che è molto famoso e spesso citato in questo sito da Licia Landi o altri – se ‘un si legge romanzi, si rimane ignoranti…”); ha voglia di auto aggiornarsi di linguistica storica, magari semita, e di linguistica moderna, e di novità che si scavano dalle parti della Cicladi: cose che hanno a che fare con quello che studiano i ragazzi, e cose su cui nella scuola attuale ci sono una mancanza di aggiornamento e un’indifferenza ABISSALI; ha voglia di inventare prove formative, metodi facilitatori; di pensare, seduto in casa, a come stanare quel ragazzo che disonesto non è, e quell’altro che è DECISAMENTE, consapevolmente, metodicamente disonesto. Ha voglia di dar retta al MIUR quando invita a inserire nell’orale importanti spunti di “cittadinanza e costituzione”, come fa da sempre: che differenza concreta c’è tra la democrazia ateniese e la definizione scientifica odierna di democrazia? Che tipo di produzione c’era ai tempi di Esiodo: cos’è uguale o diverso nel mondo del lavoro oggi? Come se la cavavano i Basileis “mangiatori di doni” di Esiodo con la distinzione e divisione dei poteri? Che dicono i Cinesi attuali su strade, treni, contatti per la “nuova via della seta”, e i Romani sulle strade cosa dicevano? Aveva anche voglia di andare al cinema gratis con la Carta del Docente… ora è diventato più difficoltoso…

Sì, è proprio così: IL PROFE NON NE HA VOGLIA. HA VOGLIA DI ALTRE COSE: QUELLE GIUSTE…

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