#Teenager #stressati dai #social

Martina Pennisi (Corriere, 7/9/18)

Smartphone e social network sono cuciti addosso ai ragazzini e alle loro vite, ma sono anche fonte di stress e timori. È quanto emerge dalle ricerche «My Teen Life» e «Social for everyone» di Viacom-Mtv che il Corriere pubblica in anteprima. «Non essere sui social potrebbe escluderti da quello che fanno i tuoi amici», dichiara Liv, 16 anni. «Quando penso che una delle foto che ho scattato sia bellissima la condivido su Instagram. La fotografia è un buon modo per esprimere te stesso» aggiunge Dorian, 16 anni.

Ecco immortalata, con le loro parole, la dicotomia vissuta dai 12-17enni. Per loro essere connessi non è una scelta: il più giovane è nato con YouTube e il più anziano aveva quattro anni quando Mark Zuckerberg ha creato Facebook. Vivono, dunque, in simbiosi con il telefonino: il 90 per cento dei teen italiani non si immagina senza e il 59 per cento si preoccupa di avere sempre l’accesso a Internet.

Ansia e stress sopraggiungono quando si sentono in dovere di rispondere alle sollecitazioni altrui: il 61 per cento mal sopporta l’obbligo di replicare al massimo in 30 minuti che le notifiche o le spunte di WhatsApp e simili di fatto impongono. Non si può più, o non si riesce, a mettere in pausa il flusso di dialoghi e confronti.

Rimanere in contatto con amici e familiari è, in realtà, sia la croce sia la delizia: ha un account social l’86 per cento dei ragazzini e il primo motivo per cui continua a usarlo è la relazione con i propri cari. Anche perché, sia online sia offline, per il 47 per cento è l’amicizia a rendere felici. E in sei su dieci si preoccupano di quell’esclusione dal gruppo che, come abbiamo visto, temono possa essere causata da una eventuale scarsa presenza online.

E ancora, c’è un 66 per cento spaventato per la relazione troppo intensa con Like, commenti e tag che fa pensare a quel 44 per cento dei giovani americani che ha deciso di cancellare l’app di Facebook (fonte: Pew Reserch Center). Il dato è coerente con quello evidenziato in Italia da Vincenzo Cosenza, secondo cui i 13-18enni italiani sono diminuiti del 40 per cento sulla piattaforma di Zuckerberg. Ma è probabilmente soprattutto riconducibile al maggior successo di altre piattaforme, a partire da Instagram, dove The Atlantic ha isolato un fenomeno interessante: gli account «flop», gestiti da più ragazzini e dedicati alle discussioni su argomenti di vario genere, attualità e politica comprese.

Insomma, mentre i Millennial e oltre si strappano (giustamente) i capelli per il miliardo di visualizzazioni con cui il matrimonio dei Ferragnez ha impolverito la tv tradizionale, i teen stanno rimodellando il loro rapporto con l’informazione in micro-comunità regolate e protette, o quantomeno che nascono per essere tali. Lo fanno, tornando ai dati, anche come risposta a un’altra delle paure manifestate a Viacom: quella di imbattersi in fake news.

Ulteriore cruccio, che evidenzia una crescente consapevolezza dei rischi più concreti e reali, è quello del 52 per cento di essere danneggiato in futuro da quanto ha pubblicato, Storie comprese, nonostante si autodistruggano dopo 24 ore. Il 49 per cento teme invece il cyberbullismo. Tornando alle opinioni, coltivate online o meno, nelle ricerche emerge un fortissimo scetticismo per le istituzioni da parte dei 12-17enni italiani: solo un misero 1 per cento si fida del governo (negli altri Paesi coinvolti non va meglio, con una media del 2 per cento).

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