#Ulisse, l’ultimo degli eroi contro gli dèi capricciosi

“Rapporti di potere” – Il #teatro civile di Marco Paolini dall’Odissea al Piccolo Strehler di Milano, dove ritornerà la prossima primavera

di David Perluigi (Il Fatto 16/7/18)

Marco Paolini è stato capace, ancora una volta, di ipnotizzare il pubblico con il suo Il Calzolaio di Ulisse – Oratorio in una tre giorni, appena conclusa, da tutto esaurito nella splendida cornice di uno dei monumenti più suggestivi e importanti di Verona, il Teatro romano. L’attore e drammaturgo veneto, grazie alle sue indiscusse doti affabulatorie, ha messo in scena uno spettacolo della durata di oltre due ore, capace ogni volta di sfuggire a formule o generi di comodo. Il testo, scritto in modo magistrale con il sodale Francesco Niccolini, offre momenti intensi e a volte divertenti, capaci di suscitare emozioni. Il tutto sorretto da una regia solida, quella di un altro grande compagno di viaggio, Gabriele Vacis. Uno dei registi più innovatori e importanti del nostro teatro. Senza dimenticare l’allestimento di Roberto Tarasco, capace di giocare su una scenografia minima, ma potente allo stesso tempo. Dove i suoni (perfettamente mescolati e alternati alle musiche ricercate) e le luci, tra le cifre stilistiche di questo consolidato gruppo di lavoro, riescono a inchiodare gli spettatori.

Al centro lui, Paolini, che interpreta sul palco un Ulisse cinquantenne che dopo la strage dei Proci, come penitenza, comincia un vagabondaggio che dura un altro decennio e dove finge di essere il Calzolaio del protagonista dell’Odissea di Omero. Un pellegrinaggio verso l’ignoto dove porta con sé sempre un remo in spalla per un cammino “in senso ostinato – recita Paolini – e contrario agli dèi”. Un lungo viaggio, si legge nel libretto di questa opera, “dove le storie di dèi, mostri, uomini e guerrieri, maledettamente imparentati e legati fra di loro hanno come perno Ulisse, nipote di Hermes, amato e protetto da Atena, perseguitato da Poseidone, immensamente desiderato da Calipso e concupito da Circe”. “Intorno a questo signor Nessuno – dice Paolini – prima o poi incontri tutto il resto, ramificato e contorto come l’immenso ulivo nel quale scolpì il talamo nuziale suo e di Penelope, la donna che per vent’anni – non si sa come – seppe attenderlo. Infiniti i fili del racconto: se ne potrebbe fare non uno, ma dieci di spettacoli. E dato che tutto qui dentro è collegato nel più incredibile e sorprendente ‘effetto domino’ che la storia ricordi, è obbligatorio rifarsi da zero, riavvolgere il nastro e da lì ripartire. E a grandi falcate, o bracciate, oppure ancora in volo sulle spalle di un dio, raggiungere quel piccolo scoglio mediterraneo: Itaca. Questo canto, antico di quasi tremila anni, passato di bocca in bocca, e di anima in anima, è il soul per eccellenza. È la storia dell’Occidente. A noi, oggi, non resta che cantarla a modo nostro: larga, divertita, sensuale, commossa, ironica, crudele, bugiarda, eccitante, straziata. E piena di musica, perché è impossibile immaginare un aedo senza la sua cetra, che nella nostra versione ha la forza ritmica di un ensemble variegato, musicisti e voci che insieme sono Mediterraneo: mare, terra, sangue, carne, profumo, lacrime, salso, vino, vento. E un sonno profondo e magico ci porta – aggiunge Paolini – dove un giorno dobbiamo arrivare: là dove un vecchio calzolaio cieco intreccia trame destini e rimpianti”.

“Lo spettacolo – afferma il regista Vacis – attraverso la figura di Ulisse e le sue difficoltà di movimento nella complessità contemporanea, racconta la difficoltà, forse l’impossibilità di comprendere di rapporti di potere nel nostro presente. Un presente in cui noi occidentali, per esempio, ci ritroviamo nella posizione degli dèi capricciosi dell’Odissea, che dispongono del migrante Ulisse”. Ad accompagnare l’artista di Belluno un gruppo di interpreti bravissimi, come la poliedrica Saba Anglana, attrice, scrittrice e cantante di origine somala dalla voce avvolgente, il giovanissimo e promettente Vittorio Cerroni e due bravissimi musicisti come Lorenzo Monguzzi ed Emanuele Wiltsch (bellissima la loro versione arrangiata di It’s Five O’Clock degli Aphrodite’s Child).

Un lavoro e uno studio monstre quello di Paolini su Ulisse che è cominciato nel 2003 con lo spettacolo U. e via via, dopo varie rivisitazioni, è arrivato ai giorni nostri e che, dopo che avrà toccato altri teatri italiani, prenderà corpo nello spettacolo intitolato Nel tempo degli dèi che andrà in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano dal 14 marzo al 18 aprile 2019.

Lascia un commento